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Il Patrono

(tratto da “ Ferruccio Romagna -Ivano Fracena – notizie storiche – 2002)

S.Vindemiale (Vendemmiale – Vindemiano – Vendramin), chiamato fin dall'antichità anche S.Vendemiano, visse nel quinto secolo nell'Africa settentrionale, dove nei primi secoli si era diffuso il Cristianesimo. Di certo si sa ben poco di lui.
Dalle fonti storiche Vendemiano fu definito: “Sacerdote egregio e fedele vescovo di Cristo”. Resse la sede vescovile di Capsa, l'attuale Gafsa in Tunisia. Insieme con altri vescovi dell'Africa settentrionale (Eugenio, Longino…) difese la fede cattolica contro gli intrighi di Unnerico, re dei Vandali, che era favorevole ad Ario e all'eresia che da lui prese il nome di “arianesimo”. Per la sua fedeltà al credo cattolico Vendemiano subì persecuzioni da parte del re ariano Unnerico (477-484). Anche altri vescovi africani furono vittime, in tempi differenti, delle stesse persecuzioni di Unnerico.

Su questi fatti certi si innestarono poi varie leggende (passiones) che avevano anche lo scopo di spiegare il culto di S.Vendemiano in certe regioni.
Riassumiamo quanto una di queste “passiones” e la tradizione raccontano di questo Santo.

Vendemiano era un giovane africano che visse intorno alla metà del secolo V, di grande intelligenza e di ottimi costumi. Il vescovo Appiano lo persuase a consacrarsi a Dio e ai fratelli diventando sacerdote. Dopo pochi anni di ministero i suoi superiori, viste le sue doti e il suo zelo per le anime, lo vollero consacrare vescovo di Capsa, cittadina africana della provincia romana di Bezacena, l'odierna citta tunisina di Gafsa. Erano tempi difficili perla Chiesa africana che per un secolo dovette sottostare alla tirannide dei Vandali che avevano invaso l'Impero romano. Provenendo dalla Spagna (Vandalusia) erano arrivati con il loro re Genserico nell'Africa, devastando e incendiando tutto. I Vandali erano fanatici ariani e, spietati, bruciavano le chiese dei cattolici.
Ario, prete di Alessandria d'Egitto, aveva diffuso un po' ovunque i suoi errori su Cristo e sulla Trinità; errori che furono accettati dai popoli germanici dopo la loro conversione al Cristianesimo.
S.Vendemiano, come vescovo, partecipò attivamente alle controversie con gli ariani e soprattutto fu un valido sostenitore della fede trinitaria al Concilio di Cartagine nel 484; in esso l'eresia ariana fu solennemente condannata da ben 458 vescovi africani. Durante questo Concilio i vescovi Vendemiano, Eugenio e Longino sostennero prove vittoriose, con vari miracoli, contro gli Ariani.

Questi avvenimenti e la fedeltà di molti vescovi al cattolicesimo, indussero il re ariano Unnerico, successore di Genserico, a dare inizio ad una nuova persecuzione contro la Chiesa cattolica. Ben 88 vescovi subirono il martirio, 302 furono esiliati, 28 si salvarono con la fuga. Vendemiano, con altri 46 vescovi, fu confinato nell'isola di Corsica, dove fu costretto con i suoi confratelli di episcopato a tagliar legna per il naviglio vandalico che scorazzava nel Mediterraneo. Ciò non distolse però il santo vescovo dall'esercizio del suo ministero. Convertì dall'idolatria i pagani e richiamò gli ariani al cattolicesimo dimostrando sempre zelo ardente e santità di vita.

Finito l'esilio poté ritornare in patria dove, assieme con Eugenio vescovo di Cartagine, predicò la fede, convertì i pagani, operò molti prodigi. Mentre il vescovo Eugenio rimase in quei luoghi, Vendemiano, spinto dal desideriodi rivedere i luoghi del suo esilio, volle ritornare in Corsica, dove profuse le sue ultime energie nell'apostolato. Morì dopo qualche anno, pieno di meriti. Fu subito venerato come un santo. Venne sepolto nella cittadina di S.Fiorenzo (al nord dell'isola) accanto al sepolcro di un altro vescovo africano (Fiorenzo), esiliato come Vendemiano in quell'isola, morto egli pure in concetto di santità.

I corpi dei due santi vescovi Vendemiano e Fiorenzo rimasero nei loro sepolcri per ben tre secoli, fatti oggetto di grande venerazione da parte della popolazione della Corsica.
Nel 760 il vescovo Tiziano di Treviso che si era recato in quell'isola, seppe, per ispirazione divina e per indicazioni avute dai marinai e dagli indigeni del luogo, della sepoltura dei santi vescovi e, temendo che queste sante reliquie potessero essere profanate dai Saraceni che allora avevano invaso la Corsica, dopo tre giorni di preghiere e di digiuno, le esumò con grande pietà e le trasportò a Treviso, dove diede loro onorata sepoltura nell'antica chiesetta di S.Giovanni Battista, dove esisteva allora l'unico fonte battesimale di quella città e che è l'attuale battistero a fianco del duomo. Anche a Treviso le reliquie dei due vescovi godettero di grande venerazione da parte dei fedeli. Sulla parete del battistero esiste una lapide di marmo con l'immagine dei due santi vestiti con paramenti vescovili nell'atto di benedire. S.Vendemiano ha in mano un grappolo d'uva, S.Fiorenzo un fiore.

Nel secolo XI le reliquie furono trasportate dal battistero nella cripta del duomo e poi, a causa dell'umidità, nella chiesa stessa e precisamente nella cappella della S.Trinità.
Attualmente si trovano esposte alla pubblica venerazione sul primo altare a destra dell'entrata principale del duomo. Vi si può leggere la scritta: “Ossa S.S. Florent, et Vindemm. C.C.P.P.” (ossa dei santi Fiorenzo e Vendemiano vescovi e confessori)…
E' certo comunque che il culto di S.Vendemiano si è diffuso a Treviso e dintorni.
La sua festa si celebra il 1° giugno.

Una forte e costante devozione a S.Vendemiano si diffuse, ancor prima del secolo XVI, presso la gente di Ivano Fracena in provincia di Trento, dove esiste un antico eremo con chiesa a lui dedicata.
La Parrocchia di S.Vendemiano ha stabilito dall'anno 2001 con quella di Ivano Fracena, una specie di gemellaggio spirituale tra le due Comunità. Lo scorso anno 2001, il Parroco don Mario Tomaselli, il Sindaco Maurizio Pasquazzo e una rappresentanza della popolazione sono venuti in visita alla Parrocchia di S.Vendemiale. Il 29 settembre 2002, il Parroco Mons. Pier Amort, il rappresentante del Comune Patrich Camerin eun centinaio di persone sono salite a Ivano Fracena per restituire la visita epregare nella Chiesa dedicata al Santo Patrono.

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